USS Navy

Gli Stati Uniti entrarono in guerra il 7 dicembre 1941 in seguito al “giorno dell’infamia” (come lo chiamarono) che vide l’attacco a Pearl Harbor. La loro flotta, concentrata maggiormente del Pacifico, aveva basato il suo sviluppo sull’idea della maggior importanza delle forze aeree rispetto alle altre unità navali, che invece venivano usate più...

Gli Stati Uniti entrarono in guerra il 7 dicembre 1941 in seguito al “giorno dell’infamia” (come lo chiamarono) che vide l’attacco a Pearl Harbor. La loro flotta, concentrata maggiormente del Pacifico, aveva basato il suo sviluppo sull’idea della maggior importanza delle forze aeree rispetto alle altre unità navali, che invece venivano usate più come scorta alle portaerei stesse e come appoggio alle operazioni da sbarco. Molte corazzate in servizio risalivano ad un ventennio prima e sarebbero state potenziate e rimodernate durante tutto l’arco del conflitto con particolare riguardo all’armamento antuiaereo e secondario, al rafforzamento di certe protezioni, alla ricostruzione delle sovrastrutture: nel complesso erano dotate di un buon armamento e una efficace protezione anche se la loro velocità, fatta eccezione per la classe Iowa, non superò i 28 nodi.


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Con l’evolversi della guerra la teconogia e le tecniche belliche americane progredirono in maniera sorprendente a cominciare dalla difesa aerea per approdare all’offesa e al dominio dei cieli. Le artigglierie americane, pur non essendo all’altezza di quelle tedesche, si rivelarono molto efficaci soprattutto se coadiuvate da centrali per il calcolo del tiro, sistemi avanzati di direzione e di punteria centralizzati, automatismi e semiautomatismi legati al tiro e siniergia fra radar e pezzi d’artiglieria. A differenza delle altre marine gli americani non sacrificarono nulla della potenza offensiva e difensiva delle loro navi a favore della velocità, ma quello in cui si rivelarono maestri fu l’uso esteso della portaerei, che essi consideravano la vera”capital ship”, lasciando le corazzate a ruoli secondari, pur inserendole sempre in ogni formazione navale. Nel complesso la marina americana tenne fede al suo motto secolare: mantenersi in uno stato di forza e di preparazione tali da sostenere la politica e gli interessi nazionali, e da vigilare sulla sicurezza degli Stati Uniti e dei suoi possedimenti continentali e d’oltremare.


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Ne derivò una flotta numerosa, grazie alla produzione dell’industria bellica americana, dotata di mezzi in continua evoluzione ed in numero sempre maggiore, che univa alla minaccia aerea adeguatamente sviluppata e sfruttata, una notevole forza d’urto delle unità più pesanti e una massiccia presenza di quelle più leggere a protezione. A differenza delle altre marine da guerra fu dato molto peso alle possibili situazioni di emergenza e le sue squadre di riparazione divennero le più efficienti e preparate al mondo. Partita da una iniziale inferiorità rispetto al suo principale antagonista, ‘Impero giapponese, seppe crescere e migliorarsi fino a superare e travolgere ogni avversario.

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